EUROPA – Dopo Assisi un PD un pò più popolare

EUROPA – Dopo Assisi un PD un pò più popolare

di CHIARA GELONI
 
"Criticare Marianna Madia,io? Ma vi pare?Non sarei Franco Marini». Il giorno dopo, nel suo ufficio al senato, l’ex segretario del Ppi, che Assisi ha riconsacrato come il Vasco Rossi degli ex popolari, una rock star osannata per la sua musica e per come tiene il palco, questa proprio la vuole precisare: «Ho detto che mi è simpatica, che è brava. L’ho citata come esempio – e avrei potuto sceglierne altri, anche maschili – di scelte fatte con troppa attenzione al mito del colpo mediatico. È stato giusto portare in parlamento, dato che questo orrore di legge elettorale che a tutti i costi volevamo cambiare ce lo permette, una ragazza preparata. Ma che bisogno c’era di farla capolista a Roma? Si poteva darle il terzo posto, sarebbe stata eletta lo stesso. Il capolista a Roma era Veltroni, andiamo. L’ho detto anche a lui».
Veltroni. Gli ex popolari un anno fa, con l’operazione-ticket, si sono legati a doppio filo al segretario, e non sono certo tornati ad Assisi per mollarlo. Ma Dario Franceschini, che non ha perso un intervento in tre giorni – dall’ouverture di Fioroni ai big Marini e Castagnetti alla squadra di giovani parlamentari fondatori di Quarta fase (Merlo, Garofani, Di Giovan Paolo, Farinone, Grassi, Giacomelli per citarne solo acuni), alla fine gliel’ha detto ai popolari: ho capito. Dalle parole e anche, ha aggiunto, «da come mi guardate». Si sa che è difficile, è stata la fatica di quest’anno, fare il partito insieme a Veltroni ma anche rendere visibile la presenza degli ex ppi. Il vicesegretario non è disponibile per polemiche strumentali, per giocare al logoramento del leader «che non è nella nostra tradizione». Tuttavia, e senza polemica, la sua sintesi evidenzia su tre punti in particolare con quali idee in testa gli ex ppi stanno lealmente a fianco di Veltroni. Sul partito, intanto. Che non può fare l’organizzatore di primarie, che deve essere «serio, trasmettere sicurezza,non preoccuparsi ogni giorno di cosa dice il giornale domani» (Marini), che deve mettere solide radici. In proposito, sta per scattare l’operazione Migliavacca.
L’ex capo dell’organizzazione diessina, che rimise in piedi i Ds insieme a Fassino dopo la sconfitta del 2001, affiancherà Fioroni all’organizzazione. Segno che il “partito liquido” è definitivamente archiviato, le due vecchie “macchine” – la diessina e la popolare – riaccendono i motori.
Secondo, i temi di merito.
L’economia, il federalismo, e in generale la qualità e il tono dell’opposizione.
Ad Assisi tirava una certa aria di revanche: per anni solo il liberismo è sembrato moderno, oggi «l’economia mista» di cui parlarono i vecchi Dc a Camaldoli sembra diventare il nuovo punto di equilibrio di un sistema capitalistico nuovo, più giusto e solidale: si aprono spazi inediti. Per anni si è teorizzato che una forza di governo, anche all’opposizione, dovesse sempre rilanciare e mai accontentarsi di dire no.
Ora si è raggiunto un limite:«Basta inseguire!», ha detto Franceschini. Se il federalismo per la destra è solo un modo di dividere l’Italia in un momento in cui bisognerebbe semmai unire l’Europa, è inutile presentare una proposta migliorativa.
Bisogna opporsi e basta, a qualcosa che non sta né in cielo né in terra. Vale anche per la scuola, per l’economia.
E poi c’è il tema della democrazia. Non si tratta di diventare conservatori, ma il partito che ha appena perso Leopoldo Elia non è disposto ad accettare che si teorizzi il superamento della separazione dei poteri: il parlamento fa le leggi, non le controlla. Può darsi che non cambi niente dopo Assisi. Ma se i popolari faranno come ha detto loro monsignor Paglia alla messa di domenica a Santa Maria degli Angeli – «amici fatevi sentire, solo voi potete farlo» – nel Pd molte cose potrebbero cambiare.