Economia: quello italiano è il dato peggiore fra i sette grandi Paesi dell’Ue

Economia: quello italiano è il dato peggiore fra i sette grandi Paesi dell’Ue

Servono riforme
 
Nota dell’on. Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
 
La crisi c’è e non si arresta, lo confermano i dati, lo confermano le previsioni statistiche per il futuro. Per troppo tempo il Governo ha sottovalutato la situazione ed oggi deve fare i conti con cifre assolutamente negative.
Il Centro Studi Confindustria ha presentato ieri il rapporto sugli ‘Scenari economici’, lanciando l’allarme e sollecitando riforme.
Dall’analisi dell’economia italiana, viene fuori che il prossimo anno le tasse peseranno per il 44,1% del Pil a fronte del 42,8% di quest’anno. Si supera il record storico del 1997 quando, per l’entrata dell’euro, si arrivò al 43,7%.

Servono riforme
 
Nota dell’on. Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
 
La crisi c’è e non si arresta, lo confermano i dati, lo confermano le previsioni statistiche per il futuro. Per troppo tempo il Governo ha sottovalutato la situazione ed oggi deve fare i conti con cifre assolutamente negative.
Il Centro Studi Confindustria ha presentato ieri il rapporto sugli ‘Scenari economici’, lanciando l’allarme e sollecitando riforme.
Dall’analisi dell’economia italiana, viene fuori che il prossimo anno le tasse peseranno per il 44,1% del Pil a fronte del 42,8% di quest’anno. Si supera il record storico del 1997 quando, per l’entrata dell’euro, si arrivò al 43,7%.
E dire che il Centrodestra ha continuato per mesi a sottovalutare la situazione, dichiarando che la crisi era dietro le spalle. Oggi vuole correre ai ripari, soffocando e strozzando tutti, anche pensionati e famiglie monoreddito.
Le esportazioni calano, le famiglie non consumano perché non hanno, il mercato del lavoro è stagnante.
Le stime di crescita sono aggiornate al ribasso. Il Prodotto interno lordo si attesterà – secondo il Centro Studi Confindustria – intorno a +0,7% nel 2011 e a +0,2% nel 2012. Quello italiano è il dato peggiore fra i sette grandi Paesi dell’Ue. Per la Germania, la previsione di crescita nel 2011 è del 2,9%, in Francia il Pil salirà dell’1,6%.
Secondo i dati Ocse (organizzazione e cooperazione per lo sviluppo economico) diffusi ieri, il 28% dei giovani in Italia è senza lavoro e, tra quelli che lavorano, quasi la metà sono precari. Il tasso di disoccupazione nella fascia 15-24 anni è passato dal 20,3% del 2007 al 27,9% del 2010, e la percentuale di lavoratori precari è passata dal 42,3% nel 2007, 46,7% nel 2010.
La matematica non è un’opinione e le statistiche non sono immaginazione.
Sulla base di questi preziosissimi dati bisogna cominciare a lavorare, per dar vita a riforme che producano reddito, favorendo il mercato del lavoro e dello sviluppo. Come è possibile pensare che gli italiani debbano continuare a pagare le tasse se perdono il lavoro, e vedono scemare quotidianamente il loro potere d’acquisto?
Non servono scienziati, né strateghi di politica economica, per comprendere che così non si può andare avanti.
Sono necessarie subito delle riforme e questo Governo si è dimostrato inadeguato. Ha viaggiato su binari che lo hanno portato lontano dai problemi reali del Paese.
Amministrare non significa mettere tasse per risanare il debito pubblico e garantire servizi essenziali.
Amministrare significa agire con oculatezza, investire sui bisogni primari e non sui beni superflui, prendere decisioni per tutelare tutti senza alimentare divisioni tra classi.