DOMANI ITALIA Con Bersani al centro

DOMANI ITALIA Con Bersani al centro

DOMANI ITALIA

Con Bersani al centro
 
Il Paese attraversa la più grave crisi sociale ed economica dalla fine dell’ultima guerra mondiale, paragonabile solo per dimensioni ed effetti al disastro economico del ’29.
Il centrodestra si è dimostrato incapace di affrontare l’emergenza socio-economica, con il risultato che il governo Berlusconi ha trascinato l’Italia nella zona più a rischio della tempesta, ovvero a ridosso del tracollo finanziario ed economico.
Sono stati mesi di grandi turbolenze. In quel contesto, rinunciando a giocare la carta più funzionale alla conquista di una più che probabile vittoria, il Partito democratico ha messo tra parentesi l’ipotesi di elezioni anticipate per anteporre il bene comune all’interesse della propria parte. Da qui prende il via l’esperienza del Governo Monti: proprio da un atto di grande amore per il nostro Paese. E ben presto, da questa iniziativa, ha tratto beneficio l’immagine di una nazione – la nostra Patria – che in Europa e nel mondo ora può esibire la serietà, l’autorevolezza, il rigore del suo nuovo personale di governo.
A fronte di questa prova di responsabilità il mondo politico ha tuttavia manifestato troppe titubanze e contraddizioni, accumulando errori che equivalgono inevitabilmente a colpe. Con Monti e contro Monti, è passato un messaggio di inattendibilità della maggioranza anche a dispetto degli sforzi compiuti dal Partito democratico. In aggiunta, con esempi incommendevoli di mala gestione nella vita amministrativa locale, si è riaffacciato con prepotenza lo spettro della “questione morale”. Per questo è ulteriormente salita la pressione della pubblica opinione e ora monta genericamente, con punte gravi di qualunquismo, l’attacco a un’intera generazione di politici…
 
 
 
 

DOMANI ITALIA

Con Bersani al centro
 
Il Paese attraversa la più grave crisi sociale ed economica dalla fine dell’ultima guerra mondiale, paragonabile solo per dimensioni ed effetti al disastro economico del ’29.
Il centrodestra si è dimostrato incapace di affrontare l’emergenza socio-economica, con il risultato che il governo Berlusconi ha trascinato l’Italia nella zona più a rischio della tempesta, ovvero a ridosso del tracollo finanziario ed economico.
Sono stati mesi di grandi turbolenze. In quel contesto, rinunciando a giocare la carta più funzionale alla conquista di una più che probabile vittoria, il Partito democratico ha messo tra parentesi l’ipotesi di elezioni anticipate per anteporre il bene comune all’interesse della propria parte. Da qui prende il via l’esperienza del Governo Monti: proprio da un atto di grande amore per il nostro Paese. E ben presto, da questa iniziativa, ha tratto beneficio l’immagine di una nazione – la nostra Patria – che in Europa e nel mondo ora può esibire la serietà, l’autorevolezza, il rigore del suo nuovo personale di governo.
A fronte di questa prova di responsabilità il mondo politico ha tuttavia manifestato troppe titubanze e contraddizioni, accumulando errori che equivalgono inevitabilmente a colpe. Con Monti e contro Monti, è passato un messaggio di inattendibilità della maggioranza anche a dispetto degli sforzi compiuti dal Partito democratico. In aggiunta, con esempi incommendevoli di mala gestione nella vita amministrativa locale, si è riaffacciato con prepotenza lo spettro della “questione morale”. Per questo è ulteriormente salita la pressione della pubblica opinione e ora monta genericamente, con punte gravi di qualunquismo, l’attacco a un’intera generazione di politici.
Quanto più profonda si palesa la crisi, tanto più i gruppi dirigenti devono dare testimonianza nella società e nelle istituzioni di un di più di fedeltà e di rigore nella loro condotta: spetta ad essi il compito di elaborare un discorso e una prassi di coerenza, sobrietà e decoro. Essere esigenti con se stessi, dentro la sfera della politica, significa imprimere un sigillo di autenticità sulla necessaria ricostruzione politica e morale del Paese. Si annuncia una vera e propria rivoluzione molecolare nell’organismo civile e culturale. Bisogna cambiare l’Italia, nel profondo e senza sosta, non avendo paura di assegnare il giusto primato al merito e allo spirito di innovazione.
Occorre, in primo luogo, consolidare il cammino intrapreso dal Governo Monti in ordine al rispetto degli impegni internazionali, avendo ben chiara la necessità di un programma diretto a conciliare austerità e solidarietà. Non è pensabile, in ogni caso, che gli interventi messi in atto per uscire dalla crisi possano scaricare solo su una parte della popolazione il peso di rinunce e sacrifici.
Si deve quindi far ripartire un’Italia rinnovata togliendola da dove mai sarebbe dovuta stare – solo perché mal governata – ridando speranza, fiducia e serenità a milioni di concittadini.
Diventa di conseguenza prioritario:
·         Recuperare il valore della politica come servizio e attribuire perciò alle istituzioni nuova autorevolezza, impegnandosi sempre più a individuare adeguate e corrette forme di selezione della classe dirigente;
 
·     Lavorare per una nuova Europa, così da rafforzare le prerogative dell’Unione sul governo della finanza e dell’economia, anche mediante una sempre maggiore legittimazione democratica diretta delle istituzioni comunitarie nell’orizzonte di una progressiva integrazione federale;
 ·         Aprire porte e finestre della “casa democratica”, così da favorire e incentivare la partecipazione popolare -anzitutto mediante le primarie – nella convinzione che più confronto e più controllo siano il motore della rifondazione di un grande progetto politico di governo.
In questo contesto rileviamo come vi sia stato un chiaro impegno di Pier Luigi Bersani all’Assemblea Nazionale del 6 Ottobre 2012 quando ha voluto precisare che “la credibilità e il rigore di Monti sono un punto di non ritorno”. Tale impegno deve assumere un carattere vincolante e produrre, al tempo stesso, la formazione di un quadro di alleanze affidabile e coerente. L’opzione strategica consiste nel muoversi verso l’intesa con forze democratiche ed europeiste, moderate e di centro, autonome e complementari alla visone politica del Partito democratico.
Sono Impegni che fanno del Partito democratico, luogo d’incontro di laici e cattolici parimenti rispettosi delle rispettive sensibilità, l’asse centrale di un rinnovato modello di governabilità in grado di portare l’Italia definitivamente fuori dalla crisi, spingendola a imboccare la via della crescita virtuosa – perciò non a debito – effettivamente adeguata a sostenere la “speranza di futuro” delle giovani generazioni.
In tutto questo non si può non rilevare come il Segretario del Partito possieda, con la sua esperienza e competenza, il profilo idoneo a garantire la costruzione di un processo di co-direzione tra “centro” e “sinistra” attraverso il quale sia possibile assicurare all’Italia il dato indispensabile della stabilità, insieme alla ritrovata qualità e coerenza nella direzione politica degli affari pubblici.
Con Bersani, sì; ma con la premura di guardare attentamente ai bisogni profondi del Paese. Non vince una proposta astratta, figlia di equilibrismi tra anime progressiste e radicali del vecchio universo di sinistra, specie quando le famiglie e i giovani e le donne chiedono piuttosto di capire quale messaggio forte possa “farsi centro” di una politica responsabile e concreta.
Vogliamo una nuova classe dirigente, perno e cerniera di una grande alleanza riformatrice, impegnata a realizzare premesse e condizioni per lo sviluppo di una Italia più aperta e dinamica, dunque sostanzialmente più giusta.
Questa è la nostra conclusione. In un tempo che segna come non mai la distanza dal professionismo della politica e invoca viceversa una testimonianza assidua di speranza e fiducia democratica, una sincera determinazione ancora ispirata ai valori del solidarismo e della libertà ci guida alla ricerca di un “altro domani” del nostro Paese