IL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO – La Regione normale

IL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO – La Regione normale

LA REGIONE NORMALE
di PEPPINO CALDAROLA
 
Benvenuti o bentrovati in una regione normale. La rivoluzione che il voto amministrativo ha provocato in quasi tutta Italia qui non è arrivata. Non sono emerse liste antisistema a contendere il primato ai partiti tradizionali, né nuovi, o antichi, leader carismatici hanno soppiantato vecchie alleanze come è avvenuto a Verona con Tosi o a Palermo con il ritorno di Orlando. Anche in Puglia l’astensione è stata abbastanza alta, quasi il sei per cento, ma i pugliesi, tranne a Taranto, hanno votato più che nella media nazionale. Il sistema politico pugliese ha sostanzialmente retto anche se nessuno al giorno d’oggi può scommettere che nel futuro sarà sempre così. Questa suggestione che viene da un primo esame dei risultati, non significa però che il voto sia stato salomonico. Ci sono vincitori e vinti anche qui, solo che lo schema di gioco ha visto in campo due squadre, quella del centro sinistra e quella del centro destra senza outsider a turbare la gara. I1 centrodestra, che in quasi tutta Italia è in disfacimento, in Puglia si consola, e non è poco, con il voto che premia a Lecce il sindaco uscente, Paolo Perrone, può agitare di fronte al governatore Vendola il vessillo della «sua» Terlizzi costretta al ballottaggio, può vantare altri risultati dignitosi come a Trani ma deve registrare una sconfitta molto netta. I1 centrosinistra può respirare e persino festeggiare perché conferma Taranto, prende Brindisi, si avvicina al risultato pieno a Fasano e rivela un andamento positivo in tante altre città. La vera eccentricità del voto pugliese sta invece nel numero assai ampio di duelli a sinistra che si sono svolti e che si rinnoveranno fra due settimane. Ci sono stati i casi di Brindisi e di Taranto, che non hanno fermato la corsa dei candidati ufficiali, Consales e Stefàno, abbiamo assistito allo scontro all’arma bianca fra i due fratelli-coltelli di Trani che ha favorito il rappresentante del centrodestra, e gli elettori di Bitonto, Gravina, Santeramo e Giovinazzo saranno ancora chiamati a decidere se stare con il candidato del Pd o con quello di Sel o dell’Italia dei Valori. Perché tuttavia i1 dato di sistema è persino più importante dei risultati effettivi? Perché ci suggerisce alcune considerazioni ottimistiche in controtendenza con il clima di generale pessimismo e indica alle forze politiche pugliesi la possibilità di rigenerarsi senza dover passare sotto le forche caudine dell’anti-politica. I1 centrodestra, infatti, conferma di essére in grave crisi, di non riuscire a trovare una propria fisionomia dopo la lunga stagione di Fitto, di aver subito il colpo della primavera pugliese senza riuscire ad avvantaggiarsi dalle prime avvisaglie del suo probabile autunno.
In molte città pugliesi il risultato è drammaticamente negativo per la destra e anche il fatto che in molte realtà lo scontro per la guida delle comunità si sia svolto ò si svolgerà fra candidati di sinistra la dice lunga sulla profondità della sua crisi. Tuttavia non sembra che in Puglia il centrodestra sia ormai un corpo in decomposizione e farebbe male il centrosinistra se pensasse di essere padrone dell’intero campo. Con tutta evidenza al centrodestra manca un leader e una visione e il rinchiudersi delle sue truppe vittoriose nell’enclave stupenda della città di Lecce potrà rivelarsi perdente come sempre accade quando si scéglie la difesa del fortino piuttosto che la battaglia in campo aperto. I1 centrosinistra sta meglio, malgrado tutto. In questo ‘malgrado tutto” ci sono tutte le insoddisfazioni che nei mesi scorsi sono emerse prepotentemente e. che neppure un risultato elettorale positivo può esorcizzare. Probabilmente il centrosinistra e i suoi sindaci o candidati sindaci sono stati premiati da quello che Federico Caffè, il grande economista scomparso senza lasciare traccia di se tanti anni fa, chiamava, parafrasando un motto gramsciano, «l’attivismo della volontà». La sinistra di governo ha molti punti al suo attivo ma oggi chiamata a fare un salto culturale e politico. Non è un caso che fidato più significativo in Puglia sia lo sconto a sinistra. Le diverse anime della sinistra non hanno una visione comune del riformismo e tutto ciò ha lasciato prevalere gli scontri personali e le rivalità di sigle. Nella regione in cui la sinistra dovrebbe dare la prova della propria capacità di unirsi spesso invece si divide con estrema disinvoltura segando il ramo su cui è seduta. Questa volta, infatti, l’antipolitica non ha trovato molti seguaci in Puglia Pericolo scampato o pericolo rinviato?. Da quel che accadrà nelle prossime settimane si capirà se l’eccentricità pugliese è destinata a confermarsi oppure se avrà vita breve.