Rassegna

In questa sezione del sito sono raggruppati gli articoli relativi agli interventi dell’On. Gero Grassi, provenienti dalle più importanti Testate Giornalistiche.

Rassegna / 21.06.2009

 

Ballottaggio stravolto
A Bari Pd e PdL pronti a trovarsi lo scandalo nelle urne
dall’inviato a Bari
GIANLUCA ROSELLI
 
Bari col fiato sospeso tra gli scandali sanitari e l’effetto Patrizia. Con l’inchiesta sulla sanità regionale che ora si è trasformata in un’indagine sulle presunte ragazze squillo che frequentavano le case di Silvio Berlusconi, Bari è da qualche giorno al centro della scena politico-giudiziaria. Quasi scontato, dunque, che il voto per eleggere il sindaco della città, dove al ballottaggio si sfidano Michele Emiliano (49 percento, appoggiato dal Pd e una coalizione di centrosinistra) e Simeone Di Cagno Abbrescia (46, PdL più liste minori), diventi una cartina tornasole per comprendere la portata politica dello scandalo. Insomma, oggi e domani tra gli elettori chiamati al ballottaggio tra il sindaco uscente, Emiliano, e colui che ha guidato la città dal 1995 al 2004, potrebbe pesare I’effetto Patrizia. In teoria a svantaggio del centrodestra, ma, visto che nell’inchiesta compaiono anche uomini del Pd, nulla si può dare per acquisito. Di sicuro conterà di più per esempio, del fatto che Adriana Poli Bortone, ex leader di An in Puglia, si sia schierata con Emiliano. O che Vincenzo Divella, il patron della pasta sconfitto alle provinciali per il Pd, non’appoggerà nessuno e andrà al mare.
In rèaltà, nel PdL, sono sicuri che questa vicenda influirà ben poco. «Ai baresi di questi gossip sardo-romani non gliene importa nulla», raccontano dallo staff del candidato sindaco, «Interessano di più gli sviluppi dell’inchiesta da cui tutto è partito: le tangenti sulla sanità che hanno portato in febbraio alle dimissioni dell’assessore regionale del Pd Alberto Tedesco. E’ assurdo che si parli più di gossip che di tangenti»
Ma per Di Cagno la sensazione quella di lottare contro un mostro a due teste. Qui, raccontano nel PdL, «il connubio tra il potere dalemiano e la magistratura è molto forte e D’Alema ha parlato di “scosse” proprio dopo essere stato a cena con persone vicine alla procura». Un sodalizio- ora esteso anche alla sanità’- che ha portato proprio l’ex-magistrato Emiliano a diventare primo cittadino e Alberto Maritati ad essere eletto senatore. Ma che non hai mai impedito il coinvolgimento nell’inchiesta del vicepresidente regionale Sandro Frisullo (il vero uomo forte dell’ex premier nella regione) e del deputato Gero Grassi, entrambi presunti frequentatoti dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini
Emiliano, da par suo, forte dell’apparentamento con l’Udc (3,2%), si sente sicuro di vincere. Anche se forse non tutti gli elettori di Casini sceglieranno un sindaco appoggiato da una coalizione che va dalla sinistra radi cale a Di Pietro. Per ora, però, aspettando l’effetto Patrizia, un sicuro effetto sarà quello del tempo: nuvole e pioggia nel week end terranno gli elettori lontani dalle spiagge e vicini alle urne. A sinistra, intanto, si prepara la ricompensa per gli sconfitti dell’assessore alla Sanità, Tedesco, entrerà in Senato (come primo dei non eletti) al posto di Paolo De Castro eletto in Europa, mentre per Divella è pronto un posto nella giunta regionale di Nichi Vendola, in odore di rimpasto.

 

 
Rassegna / 21.06.2009

 

Ora a Bari spunta la casa per signorine
Inchiesta – Un appartamento frequentato dal giro di escort vicine a Tarantini e dai politici amici.
Il premier medita di vendere Villa Certosa.  In caso di crisi istituzionale, il Pd pensa ad un congelamento del congresso. Scontro Rutelli-Formigoni.
 
• A un passo dal terremoto politico? Forse. Pare che dalle pagine dell’inchiesta sull’ultima sanitopoli pugliese stia per emergere anche «un appartamento» molto frequentato dal giro di escort vicine a Giampiero Tarantini detto Gianpi. Un appartamento che l’imprenditore avrebbe messo a disposizione dei referenti politici di centrosinistra e centrodestra con cui intratteneva “rapporti” la cui rilevanza penale, in ogni caso, è tutta da verificare. Le voci che rimbalzano tra la procura del capoluogo pugliese e le sedi istituzionali danno conto di uno scenario che, se verificato, porterebbe a un cambio di passo rispetto all’impatto mediatico che l’inchiesta ha avuto negli ultimi giorni. Nel senso che, stando a quanto risulta a più autorevoli fonti baresi, “il via-vai degli ultimi tempi dall’appartamento, che si trova nel capoluogo pugliese in via Roberto da Bari, restringerebbe il cerchio rispetto ai politici nel mirino degli inquirenti”.
La lista dei politici pugliesi citati nelle pagine dell’inchiesta – anche la presenza di ipotesi di reato; è tutta da dimostrare – è ancora incompleta. I nomi finora usciti sono quelli di Alberto Tedesco, l’ex assessore regionale alla Sanità che a breve verrà proclamato senatore del Pd, e Sandro Frisullo oggi vicepresidente della giunta Vendola. Nel tritacarne (per ora solo mediatico) è finito anche Gero Grassi, deputato democratico e
luogotenente pugliese della corrente dei popolari, che ieri è tornato a parlare del suo coinvolgimento in un’intervista a Repubblica: «Se dovesse saltare fuori qualsiasi cosa sul mio conto - ha messo a verbale il diretto
interessato – mi dimetterei dalla Camera.”
E ancora, sempre Grassi: “Pare che io sia “contenuto”in questa storia. Ma io non c’entro niente con le indagini. Tarantini? Me l’hanno presentato in più occasioni, niente di più. Lui non ha mai cercato me né il sottoscritto ha mai cercato lui”.
Lontano dalla Puglia, centrosinistra e centrodestra aspettano lunedì pomeriggio per capire se e quanto gli effetti collaterali del D’Addariogate avranno inciso sul turno dei ballottaggi. Tra i berluscones qualcuno, come il ministro neodemocristiano Gianfranco Rotondi, continua a battere sul tasto di un “complotto sempre più evidente”. Il presidente del Consiglio, che quella ironia l’ha scartata pubblicamente (“Mai parlato di...”) nella telefonata a Ghedini intercettata ieri l’altro da Sky, sembra assorto in altri pensieri; e, in attesa di una tornata elettorale che può fargli prendere fiato o spingerlo sempre più in difesa, si è sfogato coi suoi paventando la possibilità di «vendere Villa Certosa».
In attesa dei prossimi sviluppi delle inchieste baresi, il Partito democratico insiste sulla strategia del basso profilo. «Ai di là del giudizio sulle vicende che dominano la politica di queste settimane, una cosa è certa: il Pd non è e non sarà mai un partito a sfondo moralista con un profilo giustizialista», ha scandito ieri Giorgio Merlo, deputato democratico molto vicino al segretario. Una posizione che, tra l’altro, sembra quasi sovrapporsi al
pensiero che giorni fa Pier Luigi Bersani aveva affidato ai suoi (“Il giudizio morale spetta alle autorità morali, non a un partito politico”). Sulla linea ufficiale del partito però, cominciano a registrarsi i primi distinguo, soprattutto nell’ ala più cattolica. Francesco Rutelli, durante un dibattito alla festa della Cisl di Levico Tenne, è partito all’attacco del premier: “Chi oggi legge i giornali - ha detto - vede situazioni familiari abbastanza particolari e non vorrei che da una parte ci fosse la retorica del “Dio,  patria e famiglia” e dall’altra quello che stiamo vedendo in questi giorni» (la frase, tra l’altro, ha innescato un acceso battibecco col governatore lombardo Formigoni).
Beppe Fioroni, invece, s’è iscritto ufficialmente alla corrente di chi vede l’inesorabile avvicinarsi del crepuscolo politico del berlusconismo: “Siamo in presenza di una maggioranza tarlata. E solo una questione di tempo e poi cade. A breve, dunque, il laboratorio del centrosinistra sarà chiamato a confrontarsi nuovamente con il governo”. In fondo, è la tesi del “25 Luglio”. L’unica che, se venisse confermata, potrebbe portare al congelamento del percorso congressuale del Pd. O all’accordone per una candidatura unitaria.