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Comunicati Stampa / 08.12.2014

 

Regina della pace,
 … dirada le tenebre della tristezza e della solitudine, dell’odio e della vendetta. Apri la mente e il cuore di tutti alla fiducia e al perdono!
Madre di misericordia e di speranza, ottieni per gli uomini e le donne del terzo millennioil dono prezioso della pace: pace nei cuori e nelle famiglie, nelle comunità e fra i popoli; pace soprattutto per quelle nazioni dove si continua ogni giorno a combattere e a morire.
Fa’ che ogni essere umano, di tutte le razze e culture, incontri ed accolga Gesù, venuto sulla Terra nel mistero del Natale per donarci la “sua” pace.

 preghiera a Maria Immacolata                                                                                            
Giovanni Paolo II , 8 Dicembre 2003
 
Comunicati Stampa / 07.12.2014

 

Nuovi pensionati più “poveri”, con un assegno fino a 3 mila euro inferiore rispetto a chi era già in pensione nel 2012. Dai dati Istat emerge che chi è andato in pensione nel 2013 ha reddito medio di 13.152 euro, inferiore a quello dei cessati (15.303) e a quello dei sopravviventi (16.761), quelli cioè già in pensione anche nel 2012.  
Quatto su dieci sotto i 1.000 euro.
Complessivamente il 41,3% dei pensionati percepisce un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro al mese, un ulteriore 39,4% tra 1.000 e 2.000 euro; il 13,7% percepisce tra 2.000 e 3.000 euro, mentre la quota di chi supera i 3.000 euro mensili è pari al 5,6%. Secondo i dati Istat, nel 2013 il 47,8% delle pensioni è erogato al Nord, il 20,5% nelle regioni del Centro e il restante 31,8% nel Mezzogiorno.  
Donne più povere
I pensionati in Italia nel 2013 erano 16,4 milioni, circa 200 mila in meno rispetto al 2012; in media ognuno di essi percepisce 16.638 euro all’anno (323 euro in più del 2012) tenuto conto che, in alcuni casi, uno stesso pensionato può contare anche su più di una pensione. L’importo medio annuo delle singole pensioni è pari a 11.695 euro, 213 euro in più rispetto al 2012 (+1,9%). Le donne rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono assegni di importo medio pari a 13.921 euro (contro i 19.686 degli uomini). Oltre la metà delle donne (50,5%) riceve meno di mille euro al mese, a fronte di circa un terzo (31,0%) degli uomini. 
La spesa pubblica 
Nel 2013 la spesa per le pensioni, 272,7mld euro, è aumentata dello 0,7% rispetto all’anno precedente. La sua incidenza sul Pil è cresciuta di 0,22 punti, dal 16,63% del 2012 al 16,85% del 2013 
 
Comunicati Stampa / 06.12.2014

 

Ansa - Il 19% dei cittadini europei di 16-74 anni non ha mai usato un pc. A questo valore medio si avvicinano la Provincia autonoma di Bolzano (23%), l'Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia (28%), la Lombardia (29%). Valori decisamente peggiori si registrano al Sud: la maglia nera nella penetrazione dell'uso del pc spetta alla Campania (48%), ma anche Piemonte, Umbria (35%) e Lazio (30%) si segnalano con percentuali elevate. Si legge nel 48° rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.
L'Italia - si legge ancora - sta accumulando ritardi sul fronte della modernità delle infrastrutture rispetto agli altri membri dell'Unione europea. Se la banda larga ormai può vantare una diffusione in linea con i richiami di Bruxelles, sul fronte della velocità di connessione e sulla diffusione delle cosiddette Nga (Next Generation Access), evoluzione nell'uso degli impianti a fibra ottica, il quadro appare meno roseo.
Se nei progetti strategici dell'Italia c'è il raggiungimento di una copertura a 30Mbps su tutto lo stivale, e sulla metà addirittura l'implementazione a 100Mbps entro il 2020, nel 2013 solo il 21% delle famiglie ha potuto avvantaggiarsi di una copertura ultratecnologica (Nga). E per quanto riguarda lo standard delle connessioni, l'1% dei contratti è stipulato per una velocità pari o superiore a 30Mbps e lo 0% contempla una velocità di rete pari o superiore a 100Mbps, mentre la media Ue segna un 5%.
 
Comunicati Stampa / 04.12.2014

 

Nel terzo trimestre 2014 i contratti a tempo indeterminato aumentano del 7,1% rispetto allo stesso periodo del 2013.
Gli avviamenti complessivi sono 2milioni 474mila (+ 2,4%)
Un andamento positivo dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, pari ad oltre 400mila nuovi contratti, con un aumento tendenziale del 7,1% rispetto ad un anno prima, concentrato nei settori dell'industria e dell'agricoltura, mentre diminuiscono gli avviamenti nel settore dei servizi, tranne che nell'istruzione, che presenta più di 17mila nuovi contratti a tempo indeterminato.
È la prima indicazione che emerge da un'anticipazione dei dati forniti dal Sistema Informativo delle Comunicazioni Obbligatorie sull'avviamento di nuovi rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato relativi al 3° trimestre del 2014.
Complessivamente, gli avviamenti di rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato sono stati 2milioni 474mila, con un aumento del 2,4% rispetto al 3° trimestre del 2013.
I rapporti di lavoro a tempo determinato rappresentano circa il 70% dei nuovi contratti, con un incremento dell'1,8% rispetto al terzo trimestre 2013. Questa tipologia contrattuale soddisfa in particolare le esigenze dell'agricoltura per circa 460mila contratti, con un aumento rispetto al terzo trimestre 2013 del 10,6%.
I contratti di apprendistato crescono del 3,8%, confermando, pure in termini più contenuti, la tendenza che si era già evidenziata nel secondo trimestre, nel quale avevano fatto registrare un balzo del 16%.
Le cessazioni dei rapporti di lavoro sono state 2milioni 415mila, con una dinamica di +0,9% rispetto all'anno precedente, dovuta ad una crescita delle cessazioni a termine dei contratti a tempo determinato (che rappresentano il 65% del totale delle cessazioni); per tutte le altre tipologie contrattuali si riscontra un andamento in diminuzione.
Tra le cause di cessazione si evidenzia un deciso aumento di pensionamenti (+55%), riscontrabili nel settore dell'istruzione, ed una diminuzione del 3,3% dei licenziamenti, che costituiscono il 9% di tutti i rapporti di lavoro cessati.
Questi dati, in continuità con quelli relativi al 2° trimestre, confermano che il cosiddetto decreto Poletti, convertito nella legge 78/2014, ha prodotto l'esito che era auspicabile, cioè un incremento dei contratti a tempo indeterminato e dei contratti di apprendistato.