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Comunicati Stampa / 16.12.2014

 

La quasi totalità delle famiglie risiede in abitazioni dotate di impianto di riscaldamento degli ambienti e dell’acqua, mentre i sistemi per il raffrescamento risultano meno diffusi; ne sono in possesso solo 3 famiglie su 10. Sono ampie le differenze territoriali nella diffusione di apparecchiature per il condizionamento: ne risultano dotate solo l’1,5% delle famiglie residenti in Valle d’Aosta e quasi il 50% di quelle che risiedono in Sardegna. Lo comunica l'Istat. Il tipo di impianto più diffuso è l’autonomo, sia per riscaldare gli ambienti (lo utilizzano 66 famiglie su 100), sia per l’acqua calda (74). Gli apparecchi singoli vengono utilizzati più frequentemente nel Mezzogiorno, i centralizzati nel Nord. La principale fonte energetica di alimentazione degli impianti di riscaldamento dell’abitazione e dell’acqua è il metano, utilizzato da oltre il 70% delle famiglie. Nel 2013, le famiglie hanno complessivamente speso per consumi energetici oltre 42 miliardi di euro, con una spesa media per famiglia pari a 1.635 euro. La spesa per consumi energetici delle famiglie è più elevata al Nord e più contenuta nel Mezzogiorno, con un differenziale che supera i 400 euro (30% in più delle spese sostenute nel Mezzogiorno). La spesa media annua cresce in ragione sia del numero dei componenti sia della loro età. Una famiglia monocomponente giovane spende in media circa 650 euro in meno rispetto a una coppia con 3 o più figli. Gli impianti di riscaldamento dell’abitazione restano accesi tutti i giorni durante la stagione invernale per l’87% delle famiglie, con sensibili differenze territoriali (98% a Bolzano e 62% in Sicilia).
L’impianto di riscaldamento viene utilizzato, in media, per circa 8 ore al giorno, più nel pomeriggio (quasi 4 ore e mezzo) che non nelle fasce mattutine (2 ore e mezzo circa) o notturne (circa un’ora). Le famiglie residenti al Nord accendono in media due ore in più rispetto a quelle del Centro e tre ore e mezzo in più rispetto a quelle del Mezzogiorno. A distanza di pochi anni dal ritiro dal commercio delle lampadine tradizionali, le lampadine a risparmio energetico rappresentano già quasi i tre quarti delle lampadine utilizzate. Le famiglie dichiarano di aver effettuato investimenti sul fronte del risparmio energetico negli ultimi 5 anni: oltre la metà per ridurre le spese per l’energia elettrica, il 21% per le spese di riscaldamento dell’abitazione, il 15% per il riscaldamento dell’acqua e, infine, il 10% per il condizionamento. Più di una famiglia su cinque fa uso di legna per scopi energetici (consumando 3,2 tonnellate in media all’anno) mentre solo il 4,1% utilizza pellets. Il consumo di legna è più elevato nei comuni montani (oltre il 40% delle famiglie) e in Umbria e Trentino Alto Adige (poco meno di una famiglia su due). La metà delle famiglie che utilizzano legna ricorre (parzialmente o totalmente) all’autoapprovvigionamento.
 
Comunicati Stampa / 13.12.2014

 

Nel terzo trimestre del 2014, rispetto ai tre mesi precedenti, le vendite di beni sui mercati esteri sono in aumento sia per le regioni nord-occidentali (+2,3%) sia per quelle centrali (+2,2%). Per le regioni nord-orientali si registra una flessione contenuta (-0,4%) mentre il calo dell'area meridionale e insulare risulta più ampio (-2,0%).
Nei primi nove mesi del 2014, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, l'Italia nord-orientale registra la maggiore crescita dell'export (+3,0%). Seguono, con incrementi più contenuti, le ripartizioni centrale (+2,0%), meridionale (+1,9%) e nord-occidentale (+1,5%). Risultano invece in marcata contrazione le vendite all'estero delle regioni dell'Italia insulare (-13,0%), prevalentemente per la forte flessione delle esportazioni di prodotti petroliferi raffinati.
Tra le regioni che forniscono un contributo positivo rilevante alla crescita tendenziale dell'export nazionale nei primi nove mesi del 2014 (+1,4% a livello nazionale) si mettono in luce, come particolarmente dinamiche: Liguria (+9,5%), Marche (+7,4%), Puglia (+5,0%) ed Emilia-Romagna (+4,2%).
Tra le regioni che contribuiscono invece a frenare l'espansione dell'export nazionale nei primi nove mesi del 2014 si segnalano Sicilia (-13,4%), Sardegna (-12,0%), Umbria (-3,6%) e Basilicata (-9,4%).
L'aumento delle esportazioni di autoveicoli da Piemonte, Emilia-Romagna e Abruzzo e di macchinari e apparecchi n.c.a. da Toscana, Liguria e Veneto spiega quasi due terzi dell'incremento dell'export nazionale nei primi nove mesi del 2014.
Nello stesso periodo, la contrazione delle vendite di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti, da Toscana e Piemonte e di prodotti petroliferi raffinati da Sicilia, Sardegna e Lazio contribuisce a frenare l'export nazionale per quasi un punto percentuale.
Nei primi nove mesi del 2014, le province che contribuiscono in misura più marcata a sostenere le vendite nazionali sui mercati esteri sono Torino, Genova, Massa-Carrara, Modena, Bergamo, Frosinone e Vicenza.
Il calo delle vendite all'estero dalle province di Roma, Siracusa, Cagliari, Arezzo e Milano contribuisce a frenare la crescita dell'export nazionale