Programma di Dario Franceschini -
Candidato alla Segreteria Nazionale PD
Attorno a noi sta cambiando tutto.
Tutto corre nell’economia, nell’informazione, nelle nostre vite.
E questa velocità sempre più folle sembra travolgere le nostre certezze, come se ci togliesse ogni appiglio, come se ci togliesse fiato, spingendo anche noi a correre.
A correre senza una meta, a correre perché tutto si consuma in fretta attorno a noi e quindi bisogna vivere in fretta.
Sembriamo condannati a vivere nel presente, incapaci di guardare lontano, nelle nostre vite individuali come nelle scelte collettive e nella politica.
Incapaci di programmare, di fare oggi una scelta che non darà frutti domani ma fra qualche anno, per noi o per chi verrà dopo di noi.
E’ come camminare guardando la terra che si calpesta anziché tenendo lo sguardo sull’orizzonte che si vuole raggiungere.
E’ stato il modello di globalizzazione che è apparso trionfalmente vincente e indistruttibile sino alla crisi di settembre, a trascinarci in questo incapacità di cercare il futuro.
I miti della crescita inarrestabile, della competizione e del mercato senza regole, hanno spinto a costruire sulla sabbia, a volere tutto e subito, perché tutto è sembrato possibile e facile.
In effetti, il mondo emerso dal crollo del Muro di Berlino, il mondo del terzo millennio, è un mondo che si è messo a correre, come mai era successo prima.
In meno di un quarto di secolo, il prodotto globale è raddoppiato due volte. In questo stesso periodo, in Asia, 400 milioni di persone sono uscite dalla povertà. Tra il 2003 e il 2007, il reddito medio mondiale è cresciuto ad un ritmo superiore al 3 per cento annuo, il tasso più alto dell'intera storia umana.
La crescita dell’economia mondiale, sino alla crisi, è stata impetuosa, come mai era stata prima. Ma è stata anche il frutto di una contraddizione profonda.
E’ stata alimentata da tre grandi, crescenti debiti americani: l’indebitamento delle famiglie, il deficit commerciale, il debito pubblico, cui va aggiunto un quarto debito: quello energetico ed ambientale con i suoi enormi costi, in termini ecologici e climatici.
La crescita costruita scaricando il benessere raggiunto nel presente sulle prossime generazioni, sul futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Dunque la crisi nella quale l’economia globale è entrata nell’ultimo anno, al di là dei fattori contingenti che l’hanno provocata, è la crisi di un modello di capitalismo, miope e profondamente egoista.