Comunicati Stampa

Comunicati Stampa / 17.06.2015


 

di Gero Grassi - Vicepresidente Gruppo PD Camera Deputati

 Nel medioevo esisteva la gogna e nel farwest si mettevano le foto dei banditi con la scritta wanted. Oggi i grillini esibiscono le foto dei Parlamentari che hanno votato la fiducia allo ‘Sblocca Italia’ imputando loro le trivellazioni nel mare Adriatico. Orgogliosi di aver votato la fiducia al Governo che lavora e produce, preoccupati dal fatto che i grillini forse non hanno capito ancora oggi cosa abbiamo votato, impegnati ad evitare lo scempio di Polignano.
Nel merito del caso di Polignano a Mare, la mia posizione è molto chiara. La legge è troppo permissiva? La si cambi e subito.
Alcune considerazioni: anzitutto l’area pugliese interessata alla trivellazione è analoga a quella dell’Emilia e delle Marche. Troppo oggettivamente. L’approccio al Mare Adriatico non può essere identico a quello dell’Oceano, perché il nostro mare è di fatto un grande lago.
Il nostro mare è foriero di pesca e turismo, quindi la sua salvaguardia è precedente alla ricerca del petrolio. Attenzione non è solo una considerazione paesaggistica ed ambientale, ma occupazionale ed economica.
Ancora: la distanza dalla costa può e deve essere aumentata e le popolazioni interessate risarcite fortemente e preventivamente.
Bene hanno fatto Vendola ed Emiliano ad assumere la posizione di contrarietà.
Noi parlamentari pugliesi facciamo la stessa cosa, nella legge. Con la legge auspichiamo che paradisi terrestri come Polignano a Mare siano salvaguardati e protetti.
Come Kennedy disse a Berlino, siamo tutti cittadini di Polignano a Mare dove il cielo ed il mare blu si coniugano in uno spettacolo naturale di bellezza e pulizia che consente di ‘Volare nel blu dipinto di blu’ cantata dall’indimenticabile Domenico Modugno.
Il sindaco di Polignano a Mare Domenico Vitto e tutti i cittadini sappiano che noi ci siamo. Sempre.
 
Comunicati Stampa / 13.06.2015




La proposta di legge “Disposizioni in materia di accesso del figlio adottato non riconosciuto alla nascita alle informazioni sulle proprie origini e sulla propria identità” (testo unificato AC 784 e abb.1, risultante dagli emendamenti approvati in Commissione Giustizia), estende la possibilità di conoscere le proprie origini biologiche anche al figlio adottato non riconosciuto alla nascita....

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Comunicati Stampa / 12.06.2015



 ILO e Save the Children: urgente piano nazionale sul lavoro minorile

ROMA - Sono almeno 168  milioni i bambini e gli adolescenti nel mondo costretti a lavorare, di cui 85 milioni in lavori altamente rischiosi. L’agricoltura il settore con la più alta presenza di minori – 98 milioni – ma bambini e adolescenti sono coinvolti anche in attività domestiche,  nel lavoro in miniera o nelle fabbriche, spesso in condizioni di estremo pericolo e sfruttamento. L’Africa sub sahariana l’area del mondo con massima incidenza di minori al lavoro. E il lavoro minorile è presente anche in Italia e riguarda  almeno 340.000 minori sotto i 16 anni, di cui 28.000 coinvolti in attività molto pericolose per la loro sicurezza, salute e ai limiti dello sfruttamento
Per questo è urgente l’adozione di un piano nazionale sul lavoro minorile e di contrasto e prevenzione dello sfruttamento lavorativo di bambini e adolescenti nel nostro paese.
Lo chiedono Save the Children e ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro), in vista della Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile.
“Alla vigilia di un “anniversario ufficiale” ci ritroviamo a constatare una mancanza di attenzione al lavoro minorile nel nostro paese,  sia in termini di monitoraggio del fenomeno che di azioni specifiche per prevenire e contrastare il lavoro illegale e in particolare le peggiori forme di lavoro minorile, nonostante si tratti di un problema presente e che rischia di peggiorare,  anche a causa della crisi economica”, dichiara Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini e tutelarne i diritti...
 
 
Comunicati Stampa / 11.06.2015

 

La violenza contro le donne è fenomeno ampio e diffuso. 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri.
Le donne straniere hanno subìto violenza fisica o sessuale in misura simile alle italiane nel corso della vita (31,3% e 31,5%). La violenza fisica è più frequente fra le straniere (25,7% contro 19,6%), mentre quella sessuale più tra le italiane (21,5% contro 16,2%). Le straniere sono molto più soggette a stupri e tentati stupri (7,7% contro 5,1%). Le donne moldave (37,3%), rumene (33,9%) e ucraine (33,2%) subiscono più violenze.
I partner attuali o ex commettono le violenze più gravi. Il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o precedente. Gli autori di molestie sessuali sono invece degli sconosciuti nella maggior parte dei casi (76,8%).
Il 10,6% delle donne ha subìto violenze sessuali prima dei 16 anni. Considerando il totale delle violenze subìte da donne con figli, aumenta la percentuale dei figli che hanno assistito ad episodi di violenza sulla propria madre (dal 60,3% del dato del 2006 al 65,2% rilevato nel 2014)
Le donne separate o divorziate hanno subìto violenze fisiche o sessuali in misura maggiore rispetto alle altre (51,4% contro 31,5%). Critica anche la situazione delle donne con problemi di salute o disabilità: ha subìto violenze fisiche o sessuali il 36% di chi è in cattive condizioni di salute e il 36,6% di chi ha limitazioni gravi. Il rischio di subire stupri o tentati stupri è doppio (10% contro il 4,7% delle donne senza problemi).
Emergono importanti segnali di miglioramento rispetto all'indagine precedente: negli ultimi 5 anni le violenze fisiche o sessuali sono passate dal 13,3% all'11,3%, rispetto ai 5 anni precedenti il 2006. Ciò è frutto di una maggiore informazione, del lavoro sul campo, ma soprattutto di una migliore capacità delle donne di prevenire e combattere il fenomeno e di un clima sociale di maggiore condanna della violenza.
È in calo sia la violenza fisica sia la sessuale, dai partner e ex partner (dal 5,1% al 4% la fisica, dal 2,8% al 2% la sessuale) come dai non partner (dal 9% al 7,7%). Il calo è particolarmente accentuato per le studentesse, che passano dal 17,1% all'11,9% nel caso di ex partner, dal 5,3% al 2,4% da partner attuale e dal 26,5% al 22% da non partner.
In forte calo anche la violenza psicologica dal partner attuale (dal 42,3% al 26,4%), soprattutto se non affiancata da violenza fisica e sessuale.
Alla maggiore capacità delle donne di uscire dalle relazioni violente o di prevenirle si affianca anche una maggiore consapevolezza. Più spesso considerano la violenza subìta un reato (dal 14,3% al 29,6% per la violenza da partner) e la denunciano di più alle forze dell'ordine (dal 6,7% all'11,8%). Più spesso ne parlano con qualcuno (dal 67,8% al 75,9%) e cercano aiuto presso i servizi specializzati, centri antiviolenza, sportelli (dal 2,4% al 4,9%). La stessa situazione si riscontra per le violenze da parte dei non partner.
Rispetto al 2006, le vittime sono più soddisfatte del lavoro delle forze dell'ordine. Per le violenze da partner o ex, le donne molto soddisfatte passano dal 9,9% al 28,5%.
Si segnalano però anche elementi negativi. Non si intacca lo zoccolo duro della violenza, gli stupri e i tentati stupri (1,2% sia per il 2006 sia per il 2014). Le violenze sono più gravi: aumentano quelle che hanno causato ferite (dal 26,3% al 40,2% da partner) e il numero di donne che hanno temuto per la propria vita (dal 18,8% del 2006 al 34,5% del 2014). Anche le violenze da parte dei non partner sono più gravi.
3 milioni 466 mila donne hanno subìto stalking nel corso della vita, il 16,1% delle donne. Di queste, 1 milione 524 mila l'ha subìto dall'ex partner, 2 milioni 229 mila da persone diverse dall'ex partner.