Call Center in crisi. Si sta innescando una sorta di reazione a catena

Call Center in crisi. Si sta innescando una sorta di reazione a catena

Nota dell’on. Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sciali Camera dei Deputati
Se la crisi è, ormai, alle nostre spalle, non si spiega la previsione secondo la quale nel 2011 si perderanno 13 mila posti di lavoro nel settore dei call center.
A lanciare l’allarme è il sindacato di categoria Slc Cgi, che oggi a Roma dà il via alla terza conferenza nazionale dei lavoratori dei call center. Secondo i dati forniti dal “Quarto Rapporto sulla dinamica occupazionale nei call center in outsourcing”, dopo gli 8 mila posti di lavori persi nell’ultimo biennio, se ne potrebbero perdere addirittura 13 mila nell’anno in corso….. 
 

Nota dell’on. Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sciali Camera dei Deputati.
 
Se la crisi è, ormai, alle nostre spalle, non si spiega la previsione secondo la quale nel 2011 si perderanno 13 mila posti di lavoro nel settore dei call center.
A lanciare l’allarme è il sindacato di categoria Slc Cgi, che oggi a Roma dà il via alla terza conferenza nazionale dei lavoratori dei call center. Secondo i dati forniti dal “Quarto Rapporto sulla dinamica occupazionale nei call center in outsourcing”, dopo gli 8 mila posti di lavori persi nell’ultimo biennio, se ne potrebbero perdere addirittura 13 mila nell’anno in corso. Una bella fetta, tenuto conto che, secondo le stime, gli operatori di call center si aggirano intorno ai 67 mila.
Ancora una volta sono i cittadini a pagare il conto di una politica senza basi e prospettive per il futuro. E sono proprio i cittadini con lavori precari e meno remunerati, i primi ad essere sacrificati dalla crisi in atto.
La mancanza di una politica industriale che preveda, là dove è possibile, incentivi fiscali e previdenziali per le aziende, si ripercuote negativamente sui dipendenti, che sempre più numerosi si incamminano sulla via della disoccupazione.  
I grandi gruppi industriali scelgono sempre più spesso la delocalizzazione e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti.
Le aziende non hanno colpa, devono sopravvivere e mettere in atto tutte le strategie possibili per sbarcare il lunario.
Il Governo, da parte sua, se ne sta lavando le mani, investendo poco o nulla su: ricerca, industria, artigianato…
E’ chiaro che senza investimenti ed in totale assenza di una politica di sviluppo, il risultato è sempre lo stesso: licenziamenti e disoccupazione. Si sta innescando una sorta di reazione a catena, a cui bisogna porre rimedio subito o finirà per travolgere anche chi oggi sente di avere un “posto sicuro” .