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Alla cortese attenzione
di Ezio Mauro
Direttore La Repubblica
 
 
 
Egregio Direttore,
sia pur con le regole del condizionale e lo stile del “punta di penna”, in un articolo odierno sui “ricchi” risvolti della famosa indagine barese ritrovo esposto il mio nome.
Proseguendo nella lettura con ragionevole speranza d’ottenere ulteriori precisazioni, anche per escludere l’ipotesi d’esposizione inutile al pubblico ludibrio, la mia curiosità è risultata purtroppo inappagata.
Allo stato risulterei semplicemente “contenuto” nell’indagine, a merito (e sottolineo merito senza ironia) di intercettazioni telefoniche, il cui contenuto è conosciuto (mi pare di capire) per delazione orale.
Tutto qui!
Mentre ciò accade, tutti, cioè la mia famiglia, i mie amici, i dirigenti ed i militanti del mio partito, l’opinione pubblica e ovviamente i giornalisti che hanno scritto l’articolo (altrimenti avrebbero aggiunto qualche particolare), sono in grado di poter dire tutto e il contrario di tutto.
Potrebbero dire che ho partecipato ai festini (presunti) di Berlusconi come potrebbero rassicurare sul fatto che il mio tempo libero è ritagliato solo per la partecipazione alla Santa Messa; potrebbero affermare che sono un maniacale consumatore di sostanze stupefacenti per ricchi e viziati signori, come potrebbero giurare che l’unico ed esagerato vizio che ho è quello delle dannate sigarette: potrebbero dipingermi come un “mariuolo” che scambia poteri pubblici con mazzette come potrebbero ridurmi ad un “cazzone” che spende tutto ciò che guadagna, senza mettere nulla da parte, per dare organizzazione e sostegno ai tanti che in ogni Città della Regione condividono la stessa passione: la politica.
Insomma, caro Direttore, l’articolo mi espone al tutto che notoriamente è parente del niente, facendomi invidiare alcuni ed autorevoli coinvolti che oggi possono almeno sapere che c’è una Patrizia D’Addario qualsiasi che ha raccontato qualcosa sul proprio conto, ed eventualmente difendersi.
Mentre penso e scrivo tutto questo la mente corre in avanti, al giorno in cui probabilmente si saprà che il mio nome è “contenuto” nell’indagine perché altri hanno parlato di me (e come impedirlo?), e ciò purtroppo accadrà senza l’onore dello stesso clamore, e che tali altri non li conoscevo o se li ho conosciuti, la “straordinaria” familiarità si limitava al buongiorno e buonasera, come si dice dalle mie parti.
Andrà così, la prego di credermi, invitandola ad accettare la delega a depositare le mie dimissioni alla Presidenza della Camera dei Deputati qualora altro e decisamente diverso da questo dovesse emergere.
Nel frattempo la prego di accettare la mia amarezza, quella che mi fa pensare che forse (ma non voglio insegnare il mestiere ad alcuno) la semplice citazione del mio nome, senza uno straccio di dettaglio, forse anche la supposizione di una vaghissima conoscenza con qualcuno più implicato, poteva e doveva essere evitata.
Ero intenzionato a presentare una querela per diffamazione, ma per ora ho desistito: il mio avvocato mi riferisce che l’uso accorto del condizionale (“sarebbero”) e la punta di penna rendono incerto l’esito della Giustizia che vendica il mio onore ferito: se ciò è vero la prego di tener conto che alla sua gratificazione per la professionalità dei suoi giornalisti nell’evitare guai, corrisponde la sofferenza della mia famiglia e dei tanti miei amici, che in queste ore ben potrebbero dubitare di me.
Reagisco con questa semplice lettera. In questo momento è tutto ciò che posso. La invito a pubblicarla integralmente ed a farne ciò che vuole; non ambisco alle sue scuse ma la prego solo di evitare sermoni sui doveri dell’informazione, scegliendo eventualmente di rivolgermi anche meno di dieci domande, alle quali sarò felice di rispondere con inusuale premura, senza farla ricorrere ad iniziative di giusta petulanza come la sorte le sta esigendo in queste settimane.
Con stima.
Bari, 19/06/2009
On. Gero Grassi
 
 
 
 
 
P.S. Anche io pratico giornalismo, essendo da anni un Iscritto all’Ordine dei Pubblicisti.
 

 

L’on. Gero Grassi, Pd, critica il presidente del Consiglio Berlusconi sulla gestione della crisi economica e sull’aspirazione del Pdl a diventare dopo il 7 giugno il primo gruppo parlamentare Ppe a Strasburgo
 
‘Fitto pensi di più al Sud da ministro delle Regioni’
 
 “Vendola sta facendo bene il presidente della Puglia sperando che alle europee suo movimento superi il 4%”
 
Lucia del Vecchio
La campagna elettorale e praticamente finita ed è già scattata consegna del silenzio. Il chiasso è stato per lunghi tratti davvero assordante. Tanto forte da generare “una campagna elettorale fuorviata da gossip e veline, che ha nascosto in larga parte i veri problemi della gente e i nodi da affrontare sia a livello locale che in Europa”. A parlare è una delle anime democratico - cristiane del Pd, uomo di punta della Margherita pugliese fino alla fusione con i Ds, attuale vicepresidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera. E non le manda a dire.
Insomma, Europa grande assente da questa campagna elettorale. Eppure Berlusconi ha tentato l’altro giorno a Bari di diradare un po’ le nuvole.
 “Sì, ha tentato, ma non ci è riuscito. Non ha detto una sola parola della grave crisi che sta attanagliando i Paesi europei, quindi, anche l’Italia e, soprattutto, non ha  espresso chiaramente i contenuti della politica unitaria europea che intende portare avanti con il suo gruppo.”
Veramente, ha detto che in Italia non c’è un reale problema di persone che non riescono ad arrivare alla fine del mese. Dunque non c’è un rischio serio di povertà. E tutti coloro che perdono il lavoro sono comunque assistiti dallo Stato.
“Gli rispondo solo che evidentemente non frequenta affatto i supermercati, i negozi, le farmacie che dal 20 del mese registrano un calo notevole dei consumi. Questa è la realtà”.
La realtà è anche che, per essere pragmatici, occorre trovare i soldi.
Il Pd aveva proposto l’aumento dell’Irpef del 2%, a partire proprio dai parlamentari, per trovare risorse grazie a cui destinare un sussidio a chi ne ha bisogno.
Proposta bocciata dalla maggioranza.”
Tornando all’Europa, il premier ha indicato quale suo obiettivo quello di ingrossare le fila del Ppe con i propri parlamentari, in modo che, contando più, l’Italia possa ambire alla presidenza del Parlamento europeo.
“Mi dispiace molto dirlo, da italiano Ma, per come sta messa l’immagine del nostro Paese oggi in Europa, non credo proprio che questo potrà avvenire”.
Ma cosa vi differenzia dal Pdl?
“Due cose fondamentali la prima è che noi in Europa ci stiamo mandando chi ci lavorerà veramente, non comparse che fanno da richiamo per poi dimettersi. La
seconda: per noi l’Europa, che fu una grande intuizione dei democratici - cristiani prima e della sinistra poi, rappresenta una risorsa,per il Pdl un problema’
In che senso?
“Noi vogliamo portare avanti politiche condivise, da quella energetica a quella occupazionale e regole certe per tutti”.
Il Presidente del Consiglio parla di mania regolatrice delle nostre vite da parte dell’attuale organizzazione legislativa europea.
“Appunto”.
Ma a dire il vero ha affermato anche la necessità di una forte ed incisiva politica unitaria.
“Mal si conciliano le due cose”.
Veniamo a casa nostra. Nel Pd c’è un problema Vendola?
“Nichi Vendola ha preso male il Congresso di Rifondazione, ha fatto e sta facendo bene come Presidente della Puglia, ha fatto bene a costituire il suo movimento per rispondere concretamente agli estremismi di altra sinistra. Mi auguro che Sinistra e Libertà diventi - perché è appena nato - un partito moderato e che raggiunga il 4% in Europa”.
E poi?
Poi dovrà dimettersi per continuare a fare il presidente della Regione Puglia”.
Del Pd con cui governa la regione, Vendola dice però che non è in grado di contrastare le destre.
“E qui sbaglia. Il Pd si è opposto e si oppone alle destre. A suo modo. E cioè senza livori, senza inciuci, muovendosi e confrontandosi sulla proposta, non sull’antiberlusconismo”.
Ma ci sarà pure qualche riflessione e qualche ammenda da fare?
“Dopo le elezioni, ci siederemo intorno un tavolo per rilanciare una iniziativa di governo forte e incisiva in vista delle regionali. Anche perché tutto è migliorabile, pure ciò che ci sembra non ne abbia bisogno”.
A Bari si gioca una partita, all’ultimo sangue. Che ne pensa di Emiliano?
“Un ottimo sindaco. Vincerà”.
Fitto, da leader pugliese del Pdl, punta a vincere nel capoluogo, oltre che a Lecce.
“Fitto dovrebbe preoccuparsi più dei fondi Fas. Il ministro male rappresenta il Sud in questo governo. Deve comprendere che dovrebbe esercitare la sua carica come ministro per le regioni, non contro le regioni”.
Ma lui pone un problema di controllo della qualità della spesa a proposito dei fondi comunitari e della necessità di una cabina di regia che impedisca la parcellizzazione degli interventi.
 “Usa la qualità come specchietto per le allodole. Che dai fondi Fas siano state distolte ingenti risorse per destinarle ad altri interventi e, dunque, a sfavore del Sud non lo dico io, lo dice la Corte dei Conti. E i fatti. Il governo non convoca ancora il Cipe per approvare i Par (Piani attuativi regionali, ndr), dove sono chiare le destinazioni delle risorse da parte delta Puglia”.
Sulla scena è comparso anche il movimento Io Sud costituito dall’eX Signora della Destra pugliese, Adriana Poli Bortone, candidata alla Provincia di Lecce.
Vendetta o progetto politico?
“Mi auguro che l’operazione sia sostanziale. Però resto convinto che non ci .possa essere un Terzo Polo. Questo allontanamento della Poli Bortone da An e dal Pdl
— per quello che ha rappresentato nella destra pugliese rafforza, comunque ancora di più la convinzione che questo centrodestra è assolutamente antimeridionalista”.
Possibili intese per eventuali ballottaggi? A Brindisi sostenete entrambi il candidato Udc, Perrarese.

“Non escludo nulla. Sulla base dei programmi”.