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Carissimo Gianni,
 
quando hai deciso di porre la tua candidatura a Segretario nazionale PD, intervenendo ad una riunione di Parlamentari che ti sostenevano dissi, parlando anche a nome di tanti amici dell’Area cattolico-democratica, che noi abbiamo il difetto della sincerità e che siamo interessati a costruire un’area riformista interna al PD, capace di durare al di là di una stagione congressuale.
Aggiunsi che l’Area da noi immaginata è un’Area plurale, laica e cattolica, con una idea di società e di partito adeguata al tempo che viviamo. Un’Area che, richiamandosi ai valori del solidarismo e della persona, tenta di dare voce a quanti spesso in una società distratta dal solo avere e dall’apparire, vogliono essere cittadini attenti alle periferie umane della società per tenere sempre al centro di ogni politica non l’economia, ma la persona.
Un’Area che, pur consapevole che il Congresso lo avrebbe vinto Matteo Renzi, anche al fine di aiutarlo nella creazione di un partito plurale, fosse in grado di superare lo steccato di autosufficienza culturale e gestionale della esperienza delle segreterie precedenti.
Un’Area che sceglieva di sostenere un candidato bravo come te, ma non riconducibile alla propria tradizione politica. Un’Area, quella cattolico-democratica, che andava controcorrente a differenza di quanti invece, all’insegna del ‘qui si gode’, rinunciano spesso, con generosità, alle proprie opzioni culturali...