03. MORO – Grassi: Fermezza e trattativa – 31 agosto 2016

03. MORO – Grassi: Fermezza e trattativa – 31 agosto 2016

03. MORO – GRASSI: FERMEZZA E TRATTATIVA

 
di Gero Grassi – Vicepresidente Gruppo PD Camera dei Deputati
 
 
 
 
Il 16 marzo 1978, subito dopo l’eccidio di via Fani e prima della rivendicazione delle Brigate rosse, il Governo Andreotti decide di non trattare per la liberazione di Aldo Moro.
Quando Leonardo Sciascia chiede ad Andreotti quando e dove si è deciso di non trattare, il Presidente del Consiglio risponde che lo Stato non tratta con nessuno al di fuori della legge,
Sereno Freato, collaboratore di Moro, evidenzia che Moro ‘Avrebbe trattato anche per l’usciere della DC del più piccolo comune d’Italia’.
Francesco Cossiga afferma che i capi del partito antitrattativista sono ‘La Repubblica ed il suo direttore Eugenio Scalfari’.
L’on. missino Franco Franchi, noto per i moti di Reggio Calabria, a suffragio della tesi della trattativa, ricorda i fatti di Fiumicino 1973 quando il Governo italiano decide di trasferire a Beirut terroristi palestinesi che avevano compiuto un attentato contro gli israeliani, per evitare ritorsioni contro la nostra popolazione. L’aereo del SID che effettua il trasferimento dei palestinesi, al rientro, scoppia nel cielo del Veneto uccidendo quattro persone. All’epoca si parla di incidente. Non è vero. Fu il Mossad a sparare due missili sul nostro aereo per vendetta. Il Giudice Carlo Nordio segue la indagine con i nostri Servizi segreti che ostacolano l’indagine stessa ed il Governo che pone il segreto di Stato.
Claudio Martelli, vicesegretario PSI evidenzia che la posizione socialista della trattativa fu proposta, mentre quella del Governo, della DC e del PCI fu azione finalizzata a non trattare.
Corrado Guerzoni, portavoce di Moro, dice che ogni tentativo della famiglia di trovare una possibilità di trattativa fu ostacolato dal Governo.
Il brigatista Valerio Morucci: ‘Non ci fu mai trattativa’ e Patrizio Peci aggiunge: ‘Lo scambio uno ad uno era valido perchè comportava riconoscimento’.
Aldo Moro nelle lettere afferma: ‘Da che cosa si deduce che lo Stato va in rovina se una volta tanto un innocente sopravvive e a compenso un’altra persona invece che in prigione, va in esilio?’ Poi aggiunge che era favorevole alla trattativa durante il rapimento del giudice Sossi ed è brutalmente smentito sui giornali da Taviani ed Andreotti (che mentono).
Il generale Gianadelio Maletti dei Servizi segreti parla di ‘Inerzia dolosa dello Stato sull’esistenza delle BR e sulla possibilità di contrastarle’.
Alfredo Buonavita, brigatista: ‘Le BR si potevano sconfiggere all’inizio degli anni settanta, perché eravamo un gruppo conosciuto da tutti’.
Steve Pizienik, consulente CIA di Cossiga, ultimamente accusato dalla Procura di Roma di concorso in omicidio, racconta di ‘Rapimento organizzato dall’interno’.
Aggiunge in un libro intervista molto dettagliato: ‘Ho messo in moto la manipolazione strategica che ha portato alla morte di Moro al fine di stabilizzare la situazione dell’Italia’.
Sempre Piczienik, nella descrizione di quelle giornate: “Quanto si discuteva nel Comitato di crisi del Ministero degli Interni filtrava ed arrivava alle Brigate Rosse. Quando me ne accorsi, ne parlai a Cossiga, il quale mi rispose che anche lui aveva notato la stessa cosa. Restrinsi il Comitato da quaranta a venti, poi a dieci, poi a quattro persone. Tutto continuava a filtrare alle Brigate Rosse. Infine restrinsi il Comitato a me e Cossiga, ma la falla non accennò a richiudersi”.
Il Ministro degli Interni Francesco Cossiga dichiara: ‘Ho ucciso io Aldo Moro. Io devo tutto ad Aldo Moro. Il giorno in cui ho deciso per la fermezza contro i suoi carcerieri, sapevo che stavo condannando il mio migliore amico a morte certa’.
Nel 1986 Valerio Morucci ed Adriana Faranda, insieme con il direttore del ‘Popolo’ Remigio Cavedon, scrivono un Memoriale sul rapimento Moro. Lo affidano a suor Teresita Barillà che lavora nelle carceri e viene definita dai brigatisti ‘Agente segreto del Vaticano’. Suor Barillà lo consegna personalmente a Cossiga.
Nella prima pagina del Memoriale è scritto: ‘Solo per lei, signor Presidente. È tutto negli atti processuali, solo che qui ci sono i nomi. Riservato. 1986”.
Il memoriale contiene alcune verità e fatti palesemente falsi.
Suor Teresita Barillà muore in uno strano incidente. E’ investita durante una processione.
Il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga trattiene per sé il memoriale sino al 1990, quando lo trasmette alla Magistratura. Perché?
 
Roma, 20 maggio 2016